Nel momento in cui ti dedichi alla filtrazione del tuo mosto, politeismo e monoteismo, contrasti e incontro, nostalgia e attualità, esseri viventi che respirano e viottoli misteriosi del multiverso possono rivelarsi più affascinanti di quanto immagini. Molti zuccheri rimangono intrappolati all’interno del grembo di trebbia elettroforetica e sarebbero destinati ad essere persi se non intervenissi con il rito del risciacquo dei grani attraverso la tecnica dello sparge. Si tratta di un gesto epico, una sorta di immaginario esplorativo alla ricerca di mondi nascosti.
Esistono diverse prerogative, analogie e complessità legate a questo atto fondamentale: la Batch sparge, che richiede risorse ed energia così come richiamo della foresta mentre la Fly sparge richiede concentrazione e coscienza acuta, attenzione allo scorrere incessante del tempo e dell’acqua. E poi c’è la tecnica “No sparge“, che ti chiama come sirena seducente verso la tentazione di abbattere l’efficienza e vivere al di fuori dei soliti schemi.
Maestro indiscusso che sei, occorre sempre ricordare che la temperatura dell’acqua utilizzata nello sparge deve essere impeccabile come lo sono le simmetrie di un palazzo rinascimentale e alla pari del pH del tuo mosto, affinché non ti ritrovi improvvisamente nel regno della disarmonia. Non sottovalutare mai la densità del mosto estratto, poiché è come un oscuro burrone all’interno del quale possono nascondersi le trappole dell’eccesso e dell’insipienza.
Fra tutte le tecniche, la scelta migliore sembra essere quella di cimentarsi in entrambe le metodologie, penetrandole nel profondo della tua brewer anima, per riuscire a comprendere e apprezzare appieno l’armonia e la discordia che regnano tra i grani, in un perfetto equilibrio come un’opera guardata da una luna piena.